Articolo scritto dalla Dott.ssa Serena Paladini
La sindrome Psiconeoplastica
La scoperta del cancro (soprattutto se maligno), può comportare uno shock da trauma, che da vita ad una serie di reazioni che si configurano come una sindrome, definita “ SINDROME PSICONEOPLASTICA”, che si presenta dopo la diagnosi di cancro e abbraccia tutto il periodo della malattia, prevede un insieme di dinamiche psicologiche in cui si cerca di affrontare la situazione con la minore sofferenza possibile.
Avviene con dei sintomi psicopatologici costanti che provocano:
- Senso di morte
- Caduta della propria immagine
- Spiacevole alterazione del vissuto corporeo
- Angoscia di disgregazione
- Modificazioni imposte dello stile di vita
- Perdita del ruolo familiare
- Riduzione delle capacità lavorative
- Dubbi sulla capacità di mantenere un ruolo attivo nei legami affettivi e sessuali
- Senso di perdita del gruppo di appartenenza sociale
- Senso di frustrazione e depressione più o meno profonda per il senso di perdita
- Ostilità e aggressività verso l’ ambiente circostante
- Senso di colpa, di invidia, di ingiustizia
- Senso di ineluttabilità della malattia, senso di impotenza
- Uso massiccio dei meccanismi di difesa quali negazione e rimozione.
Depressione, ansia e rabbia possono essere viste come normali risposte adattive alla situazione che l’individuo sta affrontando. L’eccessiva presenza di queste ultime non deve essere vista necessariamente come la presenza di disturbi o espressione di una malattia, ma è fondamentale essere a conoscenza che un certo livello di depressione e ansia è inevitabile.
La sindrome neoplastica è determinata da fattori che dipendono: dalla personalità dell’individuo che può essere flessibile o più rigida ad adattarsi al cambiamento che la malattia conduce; dalle caratteristiche della malattia oncologia quindi, dall’ aggressività, dal dolore e infine dal contesto familiare, affettivo, dal livello culturale del paziente.
Tutti questi fattori influenzano lo stato emotivo e la reazione alla malattia.
L’intervento psicologico per sostenere il paziente oncologico
Il paziente oncologico ha necessità di elaborare il trauma psicologico dovuto alla diagnosi di tumore e di acquisire elementi che gli consentano di rompere l’equazione cognitiva cancro=morte per adattarsi alla malattia e che gli consenta di adottare un comportamento efficace a tutti gli stadi della patologia. Gli interventi psicoterapeutici specifici vengono pensati per l’individuo e possono distinguersi fra la ridefinizione esistenziale della malattia cancro, la possibilità di una corretta espressione emotiva e la necessità di una progettualità di vita proiettata al futuro.
Di fondamentale importanza è la figura dello psicologo clinico, formato in psiconcologia, per tutto ciò che riguarda la comunicazione della diagnosi, il percorso di cura e sostegno psicologico ai disagi dell’ospedalizzazione, preparazione all’intervento e gestione del dolore, consapevolezza nell’aderenza alla terapia, sostegno alla famiglia, oltre al sostegno psicologico e alla riabilitazione durante la remissione, alla gestione psicoterapeutica delle condotte psicopatologiche secondarie e alla terapie e miglioramento della qualità di vita.
La sola remissione dalla patologia oncologica non è sufficiente per consentire di ritornare ad uno stadio ottimale di benessere biopsicosociale: molti individui non riescono a elaborare adeguatamente il trauma. La guarigione psicologica non è immediata e potrebbero instaurarsi stati di disperazione cronica che devono essere trattati adeguatamente. Per un malato di cancro esiste quindi una convalescenza fisica ed una convalescenza psichica, spesso ancora più faticosa.
Chiedere aiuto a uno psicologo può essere elettivo per supportare il paziente e la famiglia a gestire al meglio la malattia.