L’ansia come curarla

L’ansia come curarla

L’ansia come curarla: trattamenti efficaci per curare l’ansia e il panico

Se soffri di un disturbo d’ansia o in generale l’ansia che senti e percepisci è un problema per la tua persona, tranquillizzati, non sei un caso isolato. Uno studio condotto presso l’Università del Queensland di Herston, in Australia, ha riscontrato in particolare che l’ansia è una delle sindromi più comuni, colpendo circa il 7,3 % della popolazione, (si badi bene, si parla di ansia patologica). L’ansia può e colpisce tutti, adulti e bambini, interessando maggiormente le donne. Le cause possono essere svariate e multifattoriali, come ad esempio la conseguenza di un comportamento errato, reiterato nel tempo, il risultato dell’eccessivo stress accumulato, che in qualche modo si esprime, ecc.

Ansia e panico: cosa succede nella mente e nel corpo

Psicologia della difesa e del combattimento

L’ansia è un “campanello di allarme”, una reazione psichica che si mobilità quando l’individuo interpreta una situazione come pericolosa. L’ansia in questi termini è funzionale e utile, mobilitando tutte le nostre energie per prepararsi a far fronte al pericolo. Questa è un’ansia sana, che ci permette di essere performanti, attenti, reattivi, un’ansia, che ci avverte e contestualmente si trasforma in coraggio. Pensiamo per un attimo all’ansia e alla paura che manifestiamo durante una discussione accesa che malauguratamente si trasforma in colluttazione fisica. Il nostro sistema nervoso simpatico svolge, tra le numerose funzioni, anche quella legata alla sopravvivenza, nello specifico, è responsabile della reazione di attacco o fuga. Durante un’aggressione, ad esempio, mobilità tutte le risorse mentali e fisiche per far fronte al nemico che ci vuole far male. L’ansia che proviamo durante una possibile aggressione fisica (ma tale discorso può essere esteso a innumerevoli situazioni di pericolo) è uno strumento adattivo, che trasformandosi in coraggio, ci permette di agire con determinazione, salvandoci. L’ansia quindi non è sempre patologica o una nostra nemica, ma lo diventa se la sua funzione adattiva diventa disfunzionale, paralizzandoci di fronte al pericolo o costringendoci a vivere in una situazione di perenne tensione. Quando l’ansia è patologica, diventa la nostra peggior nemica, perché silenziosamente ci rende panicanti, perennemente sotto stress e in uno stato di tensione.

L’ansia come curarla

Nel mondo del combattimento e in ambito militare si parla di condizione bianca, grigia, rossa e nera, quattro condizioni di attivazione neuropsicologica e fisica differenti in base al pericolo. Nella condizione bianca i nostri livelli di attenzione e di reazione sono disabilitati, perché non vi è un pericolo imminente percepito, nella condizione grigia percepiamo un pericolo quindi siamo pronti psicologicamente a fuggire o a combattere. Senza analizzare le altre condizioni che è possibile leggere con descrizione dettagliata nell’articolo Psicologia della difesa personale. Quando l’ansia si attiva senza un evidente pericolo o diventa sproporzionata rispetto alla pericolosità dello stimolo, compromettendo il benessere psicofisico, siamo di fronte un’ansia patologica.

Un’ansia che ha perso la sua funzione adattiva e paradossalmente ci rende inadatti.

E’ importante in tal senso intervenire per bloccare questo circolo imperfetto, individuando i pensieri e i comportamenti che inconsapevolmente sostengono il disturbo.

I comportamenti che peggiorano e aggravano l’ansia e il panico

Se andiamo a osservare i comportamenti delle persone che soffrono di un disturbo d’ansia nelle sue diverse forme (ansia generalizzata, ansia con agorafobia, attacchi di panico, ecc.) notiamo con facilità che queste persone mettono in atto tipicamente tre comportamenti:

  • L’evitamento della situazione temuta o pensata come tale
  • La ricerca di rassicurazione e protezione da parte di terze persone
  • Il controllo delle reazioni psicofisiche

E’ sufficiente mettere in atto questi tre comportamenti, reiterarli nel tempo ogni qualvolta incontriamo qualcosa che ci suscita paura, per sviluppare un disturbo d’ansia patologico, in merito a quella situazione oggetto dei tre comportamenti sopra citati. Non ci credete? Provate (ma fate molta attenzione). Questi tre comportamenti, utilizzati dal soggetto ansioso per controllare e sconfiggere l’ansia, paradossalmente la enfatizzano, la sviluppano, peggiorando non solo la sintomatologia, ma anche la l’autostima nelle proprie capacità.

Il discorso può sembrare poco chiaro, facciamo un esempio per comprendere meglio. Supponiamo che io ho paura di guidare l’auto nelle città trafficate, perché penso che le persone al minimo errore inizieranno a suonare come pazze (errore cognitivo: catastrofizzazione), inoltre possiedo un’autostima specifica in merito alle mie capacità di guida, bassa, quindi nel tempo evito di guidare, ricerco rassicurazioni chiedendo al mio amico pensi che troverò traffico? Sarà pericoloso? Cerco di controllare le mie reazioni dicendo a me stesso, “non deve venirmi l’ansia”. Secondo voi peggiorerò la mia paura della guida nelle città affollate? La risposa è evidente.

L’inconscio non tiene conto delle negazioni, quindi se vi direte:“non deve venirmi l’ansia”, la mente memorizzerà proprio la parola ansia.

Questo era un esempio banale, ma pensate alle vostre situazioni e cercate di individuare i comportamenti errati, anti-produttivi. Certo, l’evitamento ci protegge dal rischio, consente, riprendendo l’esempio citato, di evitare l’ipotesi che qualche nevrotico inizierà a suonare al primo esitamento automobilistico, ma dopo la mia percezione del pericolo come sarà? E la mia autostima in merito a tale capacità?

Ogni qualvolta evitiamo qualcosa che ci suscita paura, diamo
 potere a tale paura, confermando la nostra incapacità

Non vi ho convinto? Facciamo un altro esempio più drammatico: supponete di educare vostro figlio attraverso l’evitamento di situazioni che prova paura (tutte se è piccolo), che lo rassicurate eccessivamente per ogni cosa e che gli inculcate l’idea che non deve mai dar sfogo alle sue reazioni psicofisiche, che bambino diventerà? Nella migliore dei modi solo un bambino ansioso-incompetente. Il bambino per crescere e strutturare una personalità avrà bisogno di affrontare (con il supporto dei genitori o degli adulti significativi) le paure dell’inaudito, voi come il bambino dovete fare la stessa cosa, iniziare ad affrontare ciò che vi spaventa. Si badi bene, non stiamo affermando che dovete “buttarvi” senza un metodo validato scientificamente ad affrontare le vostre ansie e paure, stiamo solo invitando il lettore alla riflessione e alla necessità di un supporto metodologico, se necessario. I tre comportamenti discussi brevemente (l’evitamento, la rassicurazione, il controllo) sono stati validati empiricamente come le componenti eziologiche di numerosi disturbi di natura psicologica, associate a pensieri altrettanto disfunzionali. Sono tipicamente presenti nel disturbo d’ansia generalizzata, negli attacchi di panico, nell’ansia da prestazione sessuale, nell’agorafobia, ecc.

Ansia e attacchi di panico: come guarire 

Il Professor Giorgio Nardone, Psicologo e Psicoterapeuta, fondatore insieme a Paul Watzlawick della scuola di psicoterapia breve strategica ha validato un modello d’intervento basato sui costrutti elencati in breve, che ha dimostrato un’efficacia del 95% riguardanti i disturbi fobici e ansiosi, attraverso l’utilizzo di stratagemmi che inducono la persona a fare reali esperienze di miglioramento e superamento della paura. Da questo punto di vista l’intervento psicologico deve intervenire sui comportamenti autodistruttivi che alimentano la paura, aiutando il paziente a superare le sue paure. Il contro-evitamento, lo sviluppo dell’autostima, dell’autoefficacia e la destrutturazione di schemi percettivo emotivi errati, consentono in molti casi già la remissione dei sintomi e il superamento dell’ansia e degli attacchi di panico. Un’altra tecnica efficace per la cura dei disturbi d’ansia, di orientamento cognitivo comportamentale è l’utilizzo della tecnica dell’esposizione. Questa tecnica consente di acquisire consapevolezza dell’ansia e del reale pericolo, attraverso un’inoculazione graduale, sviluppando l’estinzione sintomatica. Si tratta in sintesi di un’esposizione programmata a piccole dosi all’oggetto che realizza il terrore. L’esposizione funziona, metaforicamente come la vaccinazione, che attraverso l’inoculazione di piccole dosi di agenti patogeni, ci rende immuni dal virus, ad esempio dall’influenza. (no quella persuasiva-psicologica). Attraverso la tecnica dell’esposizione si aiuta il paziente in modo strutturato a far fronte alle sue paure e a gestire, itinere a una ristrutturazione dei pensieri disfunzionali. L’esposizione allo stimolo, può essere immaginaria, quando ad esempio l’ansia è talmente intensa che è consigliabile un lavoro terapeutico che inizi dalle rappresentazioni mentali. In modo semplice s’invita il paziente a visualizzare mentalmente la situazione temuta, lavorando sulla stessa. L’esposizione può essere utilizzata anche riproducendo in modo simulato nel contesto clinico la situazione d’affrontare, consentendo un apprendimento funzionale. La simulazione è utilizzata anche durante l’addestramento dei gruppi speciali per imparare a gestire al meglio situazioni di forte stress psicologico. Infine la tecnica dell’esposizione allo stimolo, può essere applicata nella realtà, avvicinando il paziente alla situazione che gli causa l’ansia. In parole semplici, si motiva il paziente e lo si accompagna in modo graduale verso la sua paura, inizialmente in un contesto protetto, dove avviene il cambiamento percettivo-emotivo, per poi lasciarlo in piena autonomia.

 

Consigli pratici per curare l’ansia e gli attacchi di panico

L’ansia come curarla

Come ribadiamo spesso, ogni persona portatrice di un bisogno d’aiuto, necessità di una consulenza psicologica individualizzata che tenga conto d’innumerevoli elementi, (le ricette universali funzionano solo in cucina), quindi il primo consiglio è di rivolgersi a uno Psicologo. Se ancora non si ritiene necessario l’aiuto di un professionista, si possono mettere in atto alcune auto-osservazioni che possono aiutare a gestire l’ansia ed evitate che diventi invalidante.

  • Individua quando e in quale situazione la tua ansia si manifesta o si amplifica, se correlata alla presenza/assenza di una particolare persona, se ci sono situazioni che non hai elaborato o accettato, ma solo allontanato dalla consapevolezza, per proteggerti dal dolore. Individua i comportamenti e i pensieri che tipicamente usi per controllare il disturbo e valuta se sono realmente efficaci.
  • Ricorda, se eviti ciò che temi, aumenti la paura. Allo stesso tempo, ogni volta che cercherai di controllare le tue reazioni e i sintomi ansiogeni, per bloccarli, li aumenterai. Ad esempio se cercherai di diminuire la tachicardia utilizzando il pensiero logico e razionale essa tenderà ad aumentare, perché è attivo il sistema nervoso autonomo, involontario e non ascolterà efficacemente le tue parole. Anzi, come abbiamo accennato prima, se penserai: non mi sta venendo un attacco di panico, alla mente resterà solo la parola panico.

Bloccare e fermare  l’ansia e il panico 

L’unico modo per intervenire in modo conscio su una parte che segue logiche inconsce e involontarie è la respirazione, in particolare la respirazione autogena, detta in ambito militare respirazione tattica. E’ possibile leggere il suo funzionamento e impararla, leggendo l’articolo Fermare l’ansia con la respirazione. Per finire, evita di controllare la tua ansia ma accettala, pensa che esiste una tecnica molto efficace dell’approccio strategico, definita la tecnica della peggiore paura, dove il terapeuta invita il paziente non a controllare la paura, ma a far in modo che si manifesti. (Spegnere il fuoco buttando altra e troppa legna).Per concludere, la mente segue logiche che spesso sono paradossali e immaginabili, conoscerle spesso è la chiave per uscire e curare l’ansia nelle sue diverse forme.

“La paura ti è utile. Il panico ti uccide. La scelta dipende da te”

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