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Psicologia della difesa personale

Psicologia della difesa personale: aspetti psicologici e comportamentali 

La psicologia della difesa personale rappresenta un aspetto della mente e del comportamento umano caratterizzato da processi complessi, che analizzarli solo attraverso una descrizione nosografica, diventerebbe riduttivo e pericoloso. Quando parliamo di psicologia della difesa personale stiamo racchiudendo in un’unica definizione diversi aspetti del combattimento. Per combattimento intendiamo: l’aggressione fisica nelle sue diverse forme, caratterizzata da “pura violenza e animalesca aggressività. In quest’articolo non descriveremo tutti gli aspetti che riguardano l’aggressione fisica tra esseri umani ma cercheremo di sottolineare l’importanza di un corpo e di una mente preparati a far fronte a una colluttazione violenta. 

Psicologia della difesa personale: gli effetti della violenza 

Quando la violenza ci “tocca”, i suoi effetti possono essere devastanti, e se non siamo preparati, ci distrugge due volte. La prima volta lo farà durante l’aggressione fisica, quando non saremo in grado di difenderci. La violenza ci distruggerà una seconda volta: quando, anche se riusciremo a sopravvivere all’aggressione, ne usciremo comunque psicologicamente distrutti. Il manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-V), definisce il disturbo post traumatico da stress, come l’insieme d’invalidanti sofferenze psicologiche, conseguenti a un evento traumatico o violento. Un disturbo che svilupperemo probabilmente, se non saremo mentalmente e fisicamente preparati a difenderci dalla violenza. Se la nostra mente non sarà adeguatamente preparata verremo bloccati in una dimensione traumatica, caratterizzata da ansia e tensione perenne. Uno stato mentale che invaliderà ogni aspetto della nostra vita, diventando vittime perenni dello scontro con un predatore. Questo è tipicamente quello che succede a chi nega la possibilità d’incontrare la violenza, a chi non ha il coraggio di guardarla in faccia, scegliendo la strada della negazione. La negazione ci protegge dalla crudeltà quotidiana della violenza e ci permette di sperare, ottimisticamente pensando, che a noi non capiterà.  Quando però capiterà d’incontrarla, cosa faremo? Come reagiremo se abbiamo sempre cercato di negarla, pensando che non esiste? Verremo distrutti, se non fisicamente, psicologicamente sì. La negazione ci rende fragili, prede per predatori. Entra in gioco quindi l’importanza di una preparazione fisica e mentale, adeguatamente addestrata per far fronte alla violenza in termini preventivi ma anche durante l’aggressione e il post-fight.

La gestione dell’ansia da combattimento

Un corpo che conosce le tecniche della difesa personale, un corpo preparato, è uno strumento ma questo strumento potrebbe non funzionare, se non sapremo gestire le nostre emozioni, come l’ansia e la paura. Durante un’aggressione, l’ansia se si trasforma in panico, ci paralizza, diventando la nostra peggior nemica, peggiore dell’avversario che ci vuole colpire. Il cuore schizzerà a 220 battiti per minuto, pomperà cosi velocemente che l’ossigeno al cervello sarà insufficiente, le mani tremeranno e i pensieri si deterioreranno, che tradotto, significa che smetteremo di pensare. Saremo paralizzati dalla paura, diventando vittime passive. Chi vende tecniche o corsi di formazione sulla difesa personale, senza tener presente degli aspetti psicologici del combattimento e dell’aggressione violenta, commette un grave errore. Non solo sottovaluta un aspetto fondamentale della difesa ma ci offre una formazione incompleta, pericolosa. Intendiamoci, non stiamo parlando del combattimento in un ambiente controllato, come quello in palestra, dove conosciamo il nostro avversario e sappiamo che le sue intenzioni non sono finalizzate a farci veramente del male. Stiamo parlando delle situazioni, dove il controllo non esiste, dove le intenzioni dell’avversario non sono note, dove ciò che si vede e solo pura violenza, al limite della normalità. Stiamo parlando nello specifico della fobia umana universale: una paura irrazionale e incontrollabile, che colpisce la maggior parte delle persone, ovvero la violenza tra essere umani. Tutti abbiamo delle fobie specifiche, chi per i serpenti, chi per le altezze, chi per  il parlare in pubblico, ecc. Ognuno singolarmente ne ha una, ciò che spaventa intensamente tutti e la violenza umana. Mi spiego meglio: se io ad esempio, durante un corso di formazione, iniziassi improvvisamente a colpire qualcuno con un macete o con un bastone, liberando gli impulsi animaleschi, la maggior parte dei presenti (il 98%) sperimenterebbe ciò che viene definita fobia umana universale.

Psicologia della difesa personale: una preparazione completa

Conoscere le tecniche specialistiche della difesa personale, ci consente di avere dei contenuti pratici e sviluppare una memoria muscolare, che può salvarci la vita in una situazione estrema. In concomitanza conoscere la psicologia della difesa personale diventa (forse di più) prioritario per gestire al meglio la fobia del combattimento violento. Quando parliamo di difesa personale, parliamo di una preparazione psicofisica, che consente da un lato di acquisire tecniche efficaci per neutralizzare l’aggressore, dall’altro, l’acquisizione e la conoscenza dei nostri processi emotivi e cognitivi, legati al combattimento. Serve quindi un corpo forte, correlato a una mente forte, una buona gestione delle nostre emozioni e la conoscenza della mentalità criminale.

Per difenderci e combattere i criminali, dobbiamo studiare i criminali

Alcune dinamiche mentali del criminale

I criminali non scelgono le loro vittime a caso, ma fanno come i grandi felini africani, che scelgono la preda più facile da sopraffare in mezzo al branco. Tempo fa, fu svolta una ricerca sui crimini violenti: gli intervistati erano detenuti, accusati di violenze estreme, aggressioni, torture, omicidi. La maggior parte di loro comunicò di aver scelto con attenzione la vittima in base alla valutazione di un comportamento passivo, fragile, insicuro, persone facili da sottomettere. Il predatore conosce bene il linguaggio del corpo, comprende quando è di fronte a una vittima facile da sottomettere. Il criminale, prima di commettere una violenza, si crea una rappresentazione mentale di come andranno le cose e non si aspetta mai una reazione anti-violenza.

Conoscere i processi mentali del predatore ci agevola nel processo difensivo

Chi usa la violenza, ha in genere una buona famigliarità con la violenza stessa. E’ abituato, quindi possiede un elemento a suo favore che lo mette in una situazione di dominio, di vantaggio. Qui si spiega perché in molti casi il criminale da strada ha la meglio anche rispetto a un istruttore di arti marziali, perché è appunto abituato allo stress psicologico dal combattimento. Conosce la violenza e l’ansia non gli crea panico, quindi è più agevolato durante uno scontro. Per imparare l’arte del combattimento da strada e sapersi realmente difendere da un’aggressione violenta, bisogna quindi seguire un corso di formazione sulla difesa personale, che tenga conto degli aspetti fisici (tecniche efficaci, simulazioni fedeli alla realtà, esercizi sotto stress, ecc.) e aspetti psicologici (processi che paralizzano o mobilitano la difesa, metodologie per gestire situazioni a rischio, conoscenza delle emozioni, del linguaggio verbale e non verbale di prevenzione, ecc.).

L’importanza della difesa personale

In quest’articolo abbiamo analizzato solo alcuni aspetti psicologici e comportamentali che si nascondono dietro l’arte del combattimento. Il nostro intento non è quello di motivare il lettore alla violenza, perché ricordiamo che ogni scontro, voluto o non voluto, porta con sé sempre danni fisici, psicologici e legali. Il nostro obiettivo è aumentare la consapevolezza di uno studio riguardante la psicologia della difesa personale, che tenga conto, dell’importanza degli aspetti mentali. Una preparazione completa sulla difesa personale, deve riguardare corpo e mente, in quanto come sappiamo, sono indivisibili. Pensate a una frase di George Patton:

“Più suderai in addestramento, meno sanguinerai in battaglia

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Quest’aforisma ci permette di comprendere che tutto ciò che serve per neutralizzare e fermare una violenza, dobbiamo impararlo prima. Interiorizzarlo realmente, per poterlo poi utilizzare in una situazione di forte stress psicologico, come la violenza a mani nude. Se non saremo preparati globalmente, durante il combattimento potremo bloccarci in quella che gli esperti definiscono condizione nera, vivendo una distorsione uditiva, sensoriale, sviluppando un fenomeno definito “visione a tunnel”, dove i movimenti fini perderanno la loro capacità (chiamare ad esempio il 112 dal telefonino diventerà estremamente difficile).

La mentalità del combattimento

La mente potrà perdere il controllo sul corpo, ma possiamo anche imparare a gestire il corpo tramite la mente. Si tratta di una scelta consapevole e generalmente la consapevolezza è una buona cosa. Le vostre abilità fisiche e mentali sono le vostre armi per difendervi dai predatori, se non avete scelta sfruttatele, fidatevi del vostro istinto, combattere o scappate, ma non restate paralizzati. Nell’articolo bloccare l’ansia con la respirazione, parleremo di una particolare tecnica che consente di intervenire su una parte del corpo che segue regole involontarie, una tecnica che vi consentirà di bloccare l’ansia e la paura, il tremore delle mani, diminuire la frequenza cardiaca. Parleremo in poche parole di una tecnica usata da medici chirurghi, cecchini, gruppi speciali, per controllare e diminuire l’ansia, restando concentrati sul compito da portare a termine, il quale non consente la possibilità dell’errore. L’arte del combattimento e la difesa personale rappresentano qualcosa di estrema importanza sociale e personale. Da un lato consentono di migliorare la struttura muscolare, i riflessi, la capacità di difendersi; dall’altro consentono di intervenire indirettamente, attraverso il corpo, sulla struttura della personalità.

Conclusioni

Un buon corso di formazione sulla difesa personale, non ha solo la finalità di insegnare a combattere ma è contestualmente finalizzato a renderci persone migliori. Diventa prioritario quindi anche lo studio della psicologia della difesa personale. E’ noto a tutti, l’effetto positivo che lo sport ha nei confronti della salute fisica e mentale: è un modo indiretto d’intervenire sugli aspetti psicologici della persona, enfatizzando e potenziando le risorse positive, debellandone gli aspetti dannosi. Nell’articolo Psicologia del Combattimentoparleremo di alcuni profili psicologici e comportamentali delle persone, in merito al combattimento e alla violenza, paragonandoli metaforicamente a tre tipi di animali. L’utilizzo della metafora degli animali, non avrà la finalità di discriminare questi ultimi: ci aiuterà a riflettere su chi vogliamo essere e verso quale direzione vogliamo andare. Possiamo scegliere la strada della negazione della violenza e se sfortunatamente ci toccherà, saremo sopraffatti. Possiamo scegliere anche la strumentazione negativa della violenza per un beneficio disfunzionale. In fine, possiamo scegliere di studiare la violenza e l’arte del combattimento per imparare a difenderci quando la violenza si presenterà alla nostra porta.   

Riferimenti bibliografici: Grossman, Christensen, 2009, On combat

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