PSICOLOGIA DELLA DIFESA PERSONALE E TERRORISMO

Psicologia della Difesa Personale e Terrorismo

Psicologia della Difesa Personale  e Terrorismo

Quali correlazioni intercorrono tra:

– AUTODIFESA

– PSICOLOGIA DELL’ AUTOPROTEZIONE

– TERRORISMO E ANTITERRORISMO

In questa introduzione proveremo a tracciarne i contorni senza addentrarci in profondità. Autodifesa si traduce in anticipazione. Il concetto di anticipazione include un processo di cognizione che riguarderà la consapevolezza delle proprie funzioni fisiche, psicologiche ed emotive. In sintesi tutto ciò che riguarda la conoscenza e la gestione delle nostre dinamiche mentali e comportamentali unite alla prevenzione e alla consapevolezza. Tutto ciò, in ambito di Psicologia dell’ Autoprotezione, è stato meticolosamente affrontato e analizzato. Ma perché si passa al Terrorismo e all’ Antiterrorismo? Che correlazione c’è? Qual’ è il filo conduttore che lega l’identità di queste Materie? L’Autodifesa possiamo definirla  come un insieme di regole, di comportamenti finalizzati a spegnere sul nascere l’evolversi di situazioni pericolose. L’ideale sarebbe evitare la situazione, facendo riferimento a tutti gli elementi inerenti la situational analysis che in modo ambivalente ci comunicheranno l’evolversi di una determinata situazione.

In ambito di Terrorismo e Antiterrorismo si tratta principalmente di estendere al massimo il concetto di prevenzione e security, includendo tecniche, tattiche, strategie di governo, servizi di intelligence, per contrastare o prevenire il fenomeno del terrorismo. Da ciò si evince che il concetto di autodifesa è universale, ossia lo stesso concetto applicato all’autoprotezione, può (e lo è) essere contestualizzato su larga scala, creando una rete il cui fine assume rilevanza sia in fase preventiva e di individuazione di organizzazioni che operano per infondere paura e costringere un Paese e il suo governo ad operare in concordanza dei loro obiettivi. Tuttavia anche in questo ambito il fine è divenire l’antidoto giusto capace di neutralizzare, impiegando misure per reprimere l’illegalità e chi opera con l’intenzione di minare la sicurezza di un paese o il suo popolo. Quanto sia sconfinato il concetto di Autodifesa lo scopriremo più avanti, ma una certezza ce l’abbiamo: sicuramente si tratta di operare per evitare di mettere in pericolo la nostra persona, un paese, un popolo, un obiettivo sensibile, applicando NORME e REGOLE che non devono essere mai trascurate!

Terrorismo: tra vulnerabilità e manipolazione

Ora, perchè si diventa terroristi? cosa spinge un individuo ad intraprendere la strada del martirio? E soprattutto perché un individuo trova le risposte nell’ estremismo islamico? Quali sono le strategie dei terroristi? Partiamo col dire che la radicalizzazione  è essenzialmente un fenomeno psicologico, un processo di sviluppo personale dettato da una sorta di apertura cognitiva in cui l’ individuo sceglie la strada del terrorismo come risposta ad un disagio interiore, accentuato da un contesto di dinamiche sociali distorto. In riferimento a ciò, nel corso degli anni, diversi studiosi ed esperti del fenomeno hanno provato, spesso con idee discordanti, a tracciare un profilo lineare e concordato a riguardo. Tra le varie interpretazioni, un modello fondamentale  è stato elaborato  dal Professor Fathali M. Assaf Moghadam nel 2009, mediante la metafora della scala, in cui l’ individuo, persuaso da un autodeclassamento della propria persona nella società, realizza che la scalata alla radicalizzazione   sia in qualche modo la risposta al suo disagio interiore. Da ciò si evince che ciò che influisce sul processo sono soprattutto fattori personali, come percepire un trattamento ingiusto all’ interno di una comunità,  problematiche interne, porsi domande circa la loro identità e sulla valutazione della loro identità.

Alcuni individui, essendo particolarmente insoddisfatti della loro condizione, si spostano al PRIMO PIANO in cerca di un cambiamento significativo e cercando di porre rimedio alla loro condizione che percepiscono ingiusta. Alcuni individui non trovano nessuna strada per crescere socialmente, e sarà proprio questa frustrazione che li spingerà verso il SECONDO E IL TERZO PIANO della scala dove sperimenteranno lo spostamento dell’aggressività verso obiettivi esterni. Questo passaggio comporta un disimpegno morale dalla società ordinaria, diventando gradualmente impegnati in una moralità che avalla il terrorismo. Al QUARTO PIANO c’è l’ accettazione da parte dell’ individuo dell’ organizzazione terroristica, è qui che l’ individuo si riconosce ed è qui che incarna il PENSIERO CATEGORICO “noi contro di loro ”, iniziando ad essere incorporato negli organi della struttura terroristica. Alcuni di loro vengono scelti, reclutati per compiere l’ ultimo passo verso il vertice della scala e commettere atti di terrorismo quando raggiungono il QUINTO PIANO superiore. Ora, mediante questa  breve descrizione sul fenomeno del Terrorismo, si è voluto evidenziare il fattore psicologico  che caratterizza la vita di ogni essere umano. In altre parole, come la maggioranza degli esseri umani, anche suddetti individui cercano di migliorare le proprie vite, anche se affetti da un grave senso di inadeguatezza.  Abbiamo compreso che la predisposizione, la vulnerabilità, il contesto sociale, sono gli elementi che influiscono sulla proliferazione della radicalizzazione.

In conclusione, ciò che la metafora della scala comporta è che bisognerebbe lavorare verso lo sviluppo di politiche adatte ad ogni individuo, in grado di annullare o quantomeno contrastare la scalata al reclutamento. La miglior forma di Prevenzione!

Autore: Pasqualino Lamolle – American Kenpo

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