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Bambini ansiosi timorosi come aiutarli

Profilo psicologico del bambino ansioso timoroso

La definizione diagnostica del profilo psicologico di un bambino, non ha la finalità di etichettare il bambino entro un problema o un disturbo in modo rigido, al contrario la diagnosi serve a progettare un intervento individualizzato sul quel bambino, tenendo conto delle caratteristiche di forza e di quelle di debolezza. In psicodiagnostica si consiglia di evitare di decidere una diagnosi se non si è sicuri, consigliando di continuare l’indagine psicodiagnostica fino a quando non si è raggiunta una certezza abbastanza evidente del problema evidenziato.

Una diagnosi errata conseguentemente causa un trattamento errato e spesso un peggioramento del bambino – paziente. E’ necessario quindi intervenire con estrema prudenza, soprattutto quando si  ha a che fare con i bambini.

Molti professionisti o genitori di bambini con problematiche di diversa natura, dopo la diagnosi tendono a irrigidirsi, per questo, il consiglio che diamo ai genitori è di oltrepassare gli schemi, di non considerare ogni definizione come assoluta, ma di valorizzare in ogni caso il potenziale del bambino. E’ importante, non prendere con assoluta staticità la descrizione del profilo psicologico del bambino ansioso-timoroso, in quanto, ricordiamo, ogni bambino è come un’opera d’arte, unico e imparagonabile.

Di seguito cercheremo di elencare i comportamenti tipici dei bambini ansiosi-timorosi, illustrando dei consigli pratici per aiutarli a superare le loro paure e le loro insicurezze.

Il comportamento dei bambini ansiosi 

 

I bambini ansiosi – timorosi tendono ad avere un livello di paura e di ansia superiore rispetto ai loro compagni, quando sono sottoposti a situazioni stressanti, cadono facilmente in ansia e tendono ad avere più difficoltà a calmarsi rispetto agli altri coetanei. Molto spesso possiedono un quoziente intellettivo e una capacità creativa superiore, ma poiché timorosi e spaventati tendono a non esprimere le loro capacità creative, restando chiusi in se stessi.

Questi bambini sono sempre molto sensibili al giudizio degli altri e possiedono un livello di autostima ridotto, correlato a una bassa fiducia in se stessi, per questo, ogni critica o rimprovero lo vivono con sofferenza e nervosismo. La scarsa autostima, la paura del giudizio degli altri, porta questi bambini a evitare di sperimentarsi, a differenza di un bambino sicuro, che per tentativi ed errori, tende ad acquisire un comportamento corretto, questi bambini mettono in atto l’evitamento, rinunciando a sperimentare, a provare e quindi a crescere. Si può cosi sviluppare un disturbo d’ansia nei bambini.

Diviene quindi importante motivarli, rafforzare le loro caratteristiche psicologiche potenziali, minimizzando quelle minori. Se il bambino non riesce a svolgere un compito, non deve essere punito, ma motivato e per motivarlo è importante gratificarlo. Generalmente un bambino ansioso – timoroso ha paura dell’abbandono, di sbagliare, di perdere l’affetto dei famigliari, ha paura dei suoi compagni e delle insegnanti e in casi più gravi ha paura dei suoi genitori. Il rapporto con i genitori è di fondamentale importanza per lo sviluppo psicologico, il bambino crea con i genitori e in particolare con uno di essi (generalmente con la madre) un processo definito “attaccamento” che può essere di tipo sicuro o insicuro.

In particolare nel attaccamento insicuro – ambivalente, il bambino manifesta comportamenti appunto ambivalenti, alternando insieme, richieste di vicinanza e contatto, a comportamenti evitanti, resistenti o caratterizzati da passività. Il rapporto con il genitore nel attaccamento insicuro – ambivalente, non rappresenta una base sicura e spesso, il bambino con questo rapporto è spaventato dal genitore stesso, vivendo un conflitto interno caratterizzato dal desiderio di avvicinarsi alla figura genitoriale da un lato, e dalla paura per la stessa, dall’altro lato.

Immaginiamo la confusione mentale che vive il bambino durante questo conflitto interno e che conseguenze può avere nel suo sviluppo percettivo, emotivo e comportamentale futuro.

Bambini ansiosi timorosi come aiutarli

Molto spesso l’ansia che il bambino vive è il risultato di un’ansia assimilata dal genitore, trasmessa da quest’ultimo, un rapporto con un genitore insicuro e ansioso durante lo sviluppo e un rapporto iperprotettivo verso il figlio, tende a limitare l’autonomia limitando lo sviluppo potenziale.

Il genitore deve essere una “impalcatura”, deve essere il “porto sicuro” ma è importante che il bambino esplori, sperimenti, sbagli. Il genitore deve essere un supporto per il figlio, senza sostituirsi nella risoluzione delle sfide che il bambino deve affrontare durante il suo sviluppo. Non è semplice essere un buon genitore, a volte è proprio la finalità di proteggere il figlio che causa il problema.

Che cosa fare per aiutare il bambino a superare le sue ansie e le sue paure?

  • Prima di tutto è indispensabile capire se il bambino è in uno stato d’ansia generalizzabile o specifica a secondo delle diverse situazioni;
  • Bisogna certamente essere pazienti, comprensivi e gratificanti nei confronti del figlio ansioso, lavorare sulla sua autostima e autonomia, accompagnandolo verso il superamento delle sue paure;
  • E’ chiaramente scontato che bisogna evitare di alzare la voce o di comportarsi in modo conflittuale in presenza del bambino, come è sconsigliabile cercare di creare un ambiente apparentemente sano, in quanto il bambino, nonostante la giovane età percepisce situazioni conflittuali anche nascoste;
  • Parlare con il bambino, cercare di capire cosa pensa e cosa prova, senza essere intrusivi, sarà lui a parlare di ciò che lo spaventa se si fiderà e sentirà il vostro amore e la vostra vicinanza emotiva;
  • Aiutare il bambino a pensare in modo diverso, spiegando in modo chiaro e semplice l’alternativa della sua visione paurosa;
  • Consentire al bambino di potenziare le sue caratteristiche positive, senza pensare alle sue paure, ad esempio, attraverso un’attività ludica che ama, attraverso uno sport che lo attrae.
  • Aiutare il bambino a rielaborare le sue paure, avvicinarlo con prudenza e in modo “un passo alla volta” alle situazioni che gli suscitano paura. Questo non significa che se ad esempio ha paura dell’acqua lo prenderete e lo porterete in acqua mentre piange, al contrario lo aiuterete a capire che l’acqua non è pericolosa, che è in grado di imparare a nuotare, lo accompagnerete per mano in acqua e sarete lì con lui fin quando non avrà superato la sua paura.

E’ importante non improvvisare, com’è importante capire bene di che paura o ansia stiamo parlando, di che intensità e che sintomi manifesta. Ci sono ansie che sono normali, che scompaiono da sole, mentre ci sono ansie che sono dei campanelli d’allarme più grandi e non vanno sottovalutati, in quanto possono essere l’origine di una psicopatologia successiva. 

Molto spesso, come abbiamo già fatto intendere all’interno dell’articolo in modo indiretto, non è corretto parlare di bambino ansioso/timoroso ma di famiglia ansiosa-timorosa. Se si manifestano ansie ingiustificate, pianti privi di senso, agitazione psicomotoria, enuresi notturna (pipì a letto), difficoltà di dormire, incubi o altri sintomi simili è consigliabile parlarne con il proprio pediatra o rivolgersi a qualche centro specialistico per la diagnosi e l’eventuale trattamento

Diventa importante, in caso di difficoltà chiedere una consulenza a un professionista del settore


 

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